Oggi voglio riportare dei pezzi tratti da Gomorra, il libro denuncia di Roberto Saviano: un viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della Camorra.
__________
[...] Un'auto si fermò nel cortile della scuola. Entrarono 3 persone. Due uomini e una donna. La donna aveva una gonna di pelle, tacchi alti, scarpe di vernice. Si alzarono tutti a salutarla. I tre presero posto e iniziarono l'asta.
Uno degli uomini tirò tre linee verticali sulla lavagna. Iniziò a scrivere sotto dettatura della donna. La prima colonna: "800" [...]. Era il numero di vestiti da produrre.
Le aste che le grandi Griffe italiane fanno in questi luoghi sono cose strane. Nessuno perde e nessuno vince l'appalto. Il gioco sta nel partecipare o meno alla corsa. Qualcuno si lancia con una proposta, dettando il tempo e il prezzo che può sostenere. La sua proposta è come una rincorsa che gli altri imprenditori possono tentare di seguire.
Quando un prezzo viene accettato dai mediatori gli imprenditori presenti possono decidere se partecipare o meno;
chi accetta riceve il materiale.
Le stoffe. Le fanno inviare direttamente al porto di Napoli e da lì ogni imprenditore le va a prendere.
Ma uno soltanto verrà pagato a lavoro ultimato. Quello che consegnerà per primo i capi confezionati con
elevatissima qualità di fattura.
Gli altri imprenditori che hanno partecipato all'asta potranno tenersi i materiali, ma non avranno un centesimo.
Le aziende di moda ci guadagnano così tanto che sacrificare stoffa non è una perdita rilevante.
Se un imprenditore per più volte non consegna, sfruttando l'asta per avere materiale gratuito, viene escluso da quelle successive. I mediatori delle Griffe si assicurano la velocità di produzione, perchè se qualcuno tenta di rimandare qualcun altro ne prenderà il posto. Nessuna proroga è possibile per i tempi dell'alta moda.[...]
Le operaie e gli operai salirono a brindare per l'appalto. Avrebbero dovuto fare turnazioni molto rigide: dalle 6 alle 21, con uno stacco di un'ora a pranzo e un secondo turno dalle 21 alle 6 del mattino.
Stipendi, costi di produzione, e persino di spedizione: tutto viene anticipato dai produttori. I clan, a seconda della loro influenza territoriale, danno liquidità in prestito alle fabbriche. Ad Arzano i Di Lauro, a Sant'Antimo i Verde, i Cennamo a Crispano e così in ogni territorio.
Anche gli imprenditori che non soddisfano le esigenze delle Griffe troveranno un acquirente. Venderanno tutto ai clan per farlo entrare nel mercato del falso.
Tutta la moda delle passerelle, tutta la luce delle prime più mondane proviene da qui. Dal Napoletano e dal Salento. [...]
Gli abiti contraffatti dei clan secondiglianesi quindi non erano la classica merce tarocca, la pessima imitazione, il simile spacciato per autentico. Era una sorta di falso-vero. Al capo mancava solo l'ultimo passaggio, l'autorizzazione della casa madre, il suo marchio, ma quell'autorizzazione i clan se la prendevano senza chiedere niente a nessuno. [...]
Produzioni di qualità appena più bassa avevano un altro mercato, quello dei distributori ambulanti africani, le bancarelle per la strada. [...]
Le Griffe della moda italiana hanno cominciato a protestare contro il grande mercato del falso gestito dai cartelli dei secondiglianesi soltanto dopo che l'Antimafia ha scoperto l'intero meccanismo. Prima di allora non avevano progettato una campagna pubblicitaria contro i clan, non avevano mai fatto denunce, nè avevano informato la stampa rivelando i meccanismi di produzione parallela che subivano. [...]
Denunciare il grande mercato significava rinunciare per sempre alla manovalanza a basso costo che utilizzavano in Campania e Puglia. I clan avrebbero chiuso i canali d'accesso al bacino delle fabbriche tessili del napoletano e ostacolato i rapporti con le fabbriche nell'est Europa e in Oriente.
___________________
Ed ora quanto conta l'etichetta dell'ultimo vestito "Versace" che avete acquistato in saldo in questi giorni?